Marsala

VITIGNI

Marsala Oro e Marsala Ambra: Grillo e/o Catarratto e/o Inzolia e/o Damaschino

Marsala Rubino: Nero d’Avola e/o Perricone e/o Nerello Mascalese

 

ZONA DI PRODUZIONE

Buona parte della provincia di Trapani

 

ATTUALE DENOMINAZIONE

DOC

 

STORIA

Pretendere di raccontarvi anche solo un centesimo della storia del Marsala in poche righe sarebbe follia. Questo vino, che vanta una storia secolare e un retaggio estremamente articolato, è uno dei più conosciuti al mondo.

Per quanto possa sembrare strano, però, le origini settecentesche del Marsala sono legate ad un imprenditore inglese, John Woodhouse: questi, assiduo frequentatore dei territori siciliani e grande estimatore dei vini locali, decise di commercializzarli in terra britannica. Si poneva, però, il problema di come fare arrivare il prodotto intatto a destinazione: il viaggio in nave, infatti, era lungo e travagliato e i vini sarebbero certamente arrivati ai consumatori finali irrimediabilmente compromessi. Si pensò così di aumentarne il tenore alcolico, in modo da renderli più resistenti, con l’aggiunta di acquavite. L’idea originale pare fosse quella di allungarli nuovamente prima di metterli in commercio, ma ci si rese conto fin da subito che il vino fortificato lasciato tale era decisamente apprezzato e richiesto. Pertanto si decise di produrlo, trasportarlo e metterlo in commercio senza variare questa aggiunta di alcol, che si rivelò provvidenziale da tutti i punti di vista. Questo vino andò a sostituire altri prodotti simili, come Madeira, Sherry e Porto, estremamente apprezzati in terra inglese ma di difficile reperibilità all’epoca, a causa dei continui conflitti bellici con i paesi che li producevano,

Per molti anni furono gli inglesi a produrre e commercializzare il Marsala, finché Vincenzo Forio decise di diventare un loro diretto concorrente. Da lì il Marsala prese sempre più piede anche in Italia e, nei decenni successivi, nel mondo. Ancora oggi il Marsala è uno dei vini più conosciuti e consumati e la cantina Florio è tuttora in attività: vi suggeriamo una visita, che sicuramente si rivelerà ampiamente istruttiva e suggestiva.

Il disciplinare prevede tre versioni di Marsala (Oro, Ambra e Rubino) ed inoltre può essere prodotto in diverse tipologie: “Fine”, “Superiore”, “Superiore Riserva”, “Vergine” o “Soleras”, “Vergine Riserva” o “Soleras Riserva”, “Vergine Stravecchio” o “Soleras Stravecchio”. Il Rubino viene prodotto solamente nella tipologia “Fine”, mentre il “Vergine” e il “Vergine Riserva” possono essere solo Oro. Un ultimo criterio per differenziare il Marsala si basa sul residuo zuccherino: esso, infatti può essere prodotto nelle versioni secco (residuo inferiore a 40 g/l), semi-secco (tra 40 e 100 g/l) e dolce (superiore a 100 g/l).

Il Marsala rientra tra i cosiddetti “vini liquorosi”, ossia vini a cui viene aggiunta una parte alcolica per aumentarne la gradazione. Il Marsala Vergine differisce dagli altri perché l’aggiunta di alcol può essere fatta solamente utilizzando acquavite o etanolo di origine vitivinicola (non il mosto cotto o la mistella).

 

DEGUSTAZIONE

Naturalmente, stando a quanto anticipato nel paragrafo precedente, il Marsala è un prodotto molto vario, che può presentarsi in tante vesti diverse e variare moltissimo a seconda della bottiglia che ci si trova di fronte. È pertanto difficile fornire una scheda di degustazione univoca e dettagliata.

Ciò che sicuramente distingue tutti i Marsala è la particolare tecnica utilizzata per produrli, che, grazie all’affinamento in legno in botti parzialmente scolme e al frequente utilizzo del metodo Soleras, mira a creare un vino concentrato e principalmente improntato su note ossidative (da qui l’aggettivo “marsalato” che spesso si usa, in senso dispregiativo, per definire vini canonici che risultano ossidati in fase di degustazione).

I vini ottenuti saranno quindi molto intensi, prima di tutto nella colorazione: oro, ambra, ma anche un granato tendente all’aranciato. I profumi risulteranno altrettanto intensi e variegati: note di frutta matura e in confettura, essiccata e sotto spirito, accanto a sentori speziati, mielosi, profumi di frutta secca e sentori terziari spesso ben evidenti. Naturalmente non può mancare la nota ossidativa già sottolineata.

Al palato si tratta di vini forti, strutturati, caldi, impegnativi: l’avvolgenza data dal tenore alcolico elevato e la persistenza lunghissima si sposeranno perfettamente con sensazioni gustative bilanciate, grazie ad una nota fresca di sottofondo.

 

ABBINAMENTI

Anche qui dovrete procedere con l’assaggio e qualche esperimento. Sicuramente una grossa linea guida è data dal residuo zuccherino: se il vino è dolce sarà ideale a fine pasto o come accompagnamento per dei dessert, in caso contrario potrete dare il via agli esperimenti più sfrontati per proporlo in abbinamento a piatti salati, a partire dagli aperitivi. È ideale come vino da meditazione.